CULTURA DELLA SICUREZZA E FATTORE UMANO
La prevenzione dei rischi non è un problema di carenza legislativa ma di diffusione di una cultura della sicurezza a tutti i livelli di un’organizzazione.
La “Cultura della Sicurezza”, viene spesso menzionata per lamentarne la carenza o l’assenza.
Riconosciute le differenze tra gli adempimenti spettanti ai Datori di Lavoro, Dirigenti e Preposti e ai lavoratori, la negligenza verso la sicurezza non riconosce barriere fisiche o funzionali.
In molte situazioni parlare di Cultura della Sicurezza, suona come una scommessa o “un permettere”, addirittura un “lusso che non ci possiamo permettere”.
Per “Cultura della Sicurezza” ci riferiamo all’insieme dei processi organizzativi e delle pratiche professionali, delle norme scritte e delle convenzioni informali, dei linguaggi, dei modi di pensare, di percepire e di rappresentare il rischio in azienda.
Purtroppo la sua promozione e interiorizzazione tra i lavoratori, trova diversi ostacoli di natura quotidiana.
A questi fattori bisogna aggiungere il poco interesse, tuttora persistente, rivolto al “fattore umano-soggettivo”, penalizzato in favore degli aspetti tecnico-organizzativi dell’azienda.
Per costruire una cultura della sicurezza in azienda, bisogna per prima cosa, cominciare ad abituarsi a “pensare sicuri” in una logica di benessere globale che coinvolga l’uomo, il cittadino e infine il lavoratore.
La diffusione della Cultura della Sicurezza, trova terreno fertile, quando un’azienda, nei processi di governance passa dal mero adempimento alle leggi, ad un approccio più ampio e condiviso verso il significato comune del lavorare in sicurezza, tenendo conto della produttività e contemporaneamente del benessere delle persone.
La Sicurezza quindi non è un costo per l’azienda, ma un investimento; perché la prevenzione e la protezione nei confronti delle risorse umane è la salvaguardia del patrimonio più prezioso.